Roland Emmerich, famoso regista tedesco, conosciuto soprattutto ai Millennials (macro categoria dei nati tra gli anni’80 e i 2000) per aver aver diretto pellicole come “Independence Day, 2012″ o “The Day After Tomorrow” ci aspetta dal 5 maggio 20156 con un nuovo film intitolato “Stonewall”.
Il minimo comune denominatore di questi film è sicuramente il genere, e cioè quello dei disaster movie, con cast più o meno conosciuti, trame più o meno prevedili ed incassi altissimi.
Emmerich, che è solito regalarci un paio di ore di angoscia facendoci sguazzare in mondi catastrofici dagli effetti speciali a sei zeri, il prossimo maggio mostrerà al suo pubblico, e non solo, uno scenario diverso, uno spacco della storia dello scorso secolo.
Stonewall, che riprende il nome del bar “Stonewall Inn” (da cui ebbero inizio gli omonimi moti del 1969), ruota attorno alle vicende dei due protagonisti interpretati da Jeremy Irvine e Jonathan Rhys-Meyers sullo sfondo di una New York alle soglie degli anni ’70, un po’ sporca e un po’ ribelle e ancora in cerca di una propria identità.
O forse alla ricerca della propria identità sono proprio i ragazzi di Emmerich, poco più che adolescenti alle prese con i problemi che tutti – chi prima e chi dopo – ci siamo trovati ad affrontare: incomprensioni con i genitori, bisogno di affermazione, necessità di trovare una collocazione nel mondo. I ragazzi di Stonewall sono innanzitutto questo e non potevano sapere che il loro coraggio avrebbe messo in discussione l’intera opinione pubblica mondiale in una contesa che perdura tutt’oggi.
Negli anni ’70 infatti essere omosessuale – o peggio – transessuale non era visto di buon occhio. Da parte della società non c’era spazio per altro che non fosse disgusto, ribrezzo, rifiuto. Tutte tematiche che al giorno d’oggi risultano attuali e ancora non superate.
L’unica cosa che era rimasta a questi ragazzi era la fame di rivalsa, e così è stato: Emmerich ha raccontato una storia che potremmo dire ispirata agli avvenimenti storici accaduti a New York nei pressi dello Stonewall Inn, ma non crediamo sia corretto considerarla una riproduzione infedele dal punto di vista della realtà dei fatti. Si tratta più che altro di una interpretazione personale, un coraggioso tentativo di voler maneggiare un argomento quanto mai delicato in questi giorni – come quello del mondo LGBT – provando a lasciare agli spettatori la possibilità di immedesimarsi nella rabbia e nella volontà dei protagonisti nel lottare per la conquista dei propri diritti.
Quanti registi, al posto di Emmerich, sarebbero stati altrettanto coraggiosi dal voler rischiare così tanto?
Prima di salutarvi voglio lasciarvi a due video che vi presenteranno questo film.
Andrete a vedere questo film? Io vi aspetto in sala ^_^
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